Cosa si intende per dieta mediterranea? La dieta mediterranea ha ottenuto un’immensa popolarità e un riconoscimento globale come regime alimentare sano. A cosa deve il suo successo? Questo tipo di approccio si ispira alle abitudini alimentari tradizionali dei Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, come la Grecia, l’Italia, la Spagna e i Paesi nordafricani.
Enfatizza il consumo di frutta e verdura fresca e di stagione, i cereali integrali, i legumi e i grassi sani come l’olio d’oliva, piuttosto che il burro e lo strutto. Sono incluse anche proteine magre come il pesce, la carne bianca, ovvero pollame coniglio e tacchino, e i legumi, mentre la carne rossa è limitata. Una dieta così formulata non è solo deliziosa, bensì offre il corretto fabbisogno energetico per ciascuno di noi, in quanto non richiama il consumo di troppi grassi e zuccheri.
Rispondendo alla domanda: “Cosa si intende per dieta mediterranea?” è lecito rispondere invocando i numerosi benefici che questo regime alimentare apporta alla salute. Inoltre, riduce il consumo di alimenti trasformati e raffinati, a favore di quelli integrali, agendo altresì a giovamento dell’ambiente. Difatti, richiedendo al mercato un numero minore di cibi elaborati si promuove il benessere ambientale e si incrementa il guadagno del settore agricolo, soprattutto in ottica della piccola e media impresa.
Quando si sono formate le prime civiltà nella Mezzaluna Fertile, ovvero in quella fascia che abbraccia i paesi del nord Africa fino alle sponde del Nilo e del Mar Morto, gli uomini hanno iniziato le prime micro imprese di coltivazione e di allevamento. Diventando sempre più redditizio e funzionale alla società dell’epoca, questa formula ha preso piede anche in Europa e nell’Antica Grecia.
Si tratta di una coltivazione rudimentale predisposta a gestire solo le piante che attecchivano naturalmente all’ambiente, seguendo la stagionalità. In questo modo, si è abbozzata la dieta mediterranea composta da alimenti provenienti prevalentemente dalla terra, suddivisa in base alle stagioni di maturazione. Mentre la carne e il pesce erano limitati, in quanto poche persone potevano permettersi di possedere degli animali da cortile, e solo chi viveva in prossimità di corsi d’acqua, laghi o il mare poteva pescare.
Pertanto, la frutta e la verdura erano i piatti principali, seguivano i cereali coltivati e raccolti, per poi inserire della carne o del pesce ove fosse possibile. Ricordiamo che alcuni cibi come le patate e i pomodori, oggi introdotti gioco forza nella dieta mediterranea, entrarono in collisione con l’agricoltura europea solo dopo la scoperta dell’America, avvenuta il 12 ottobre del 1492.
Con la Rivoluzione Industriale il cibo prese nuova forma diventando sempre più pratico, ma anche elaborato e raffinato. Questo comportò la perdita progressiva della dieta classica mediterranea che ha accompagnato l’Europa nei secoli, lasciando spazio ad alimenti dal valore nutritivo scadente. Tuttavia, negli ultimi decenni si è riscoperta l’importanza dell’antico modello alimentare e oggi è tornato prepotentemente in auge al fine di contrastare i problemi di obesità e l’insorgenza di altre malattie dovute a una scelta calorica errata.
La popolarità della dieta mediterranea è data dalla sua associazione con il benessere, in quanto rivela una riduzione delle malattie croniche. Le ricerche hanno dimostrato che seguire questo modello alimentare contribuisce in un breve lasso di tempo a ridurre il rischio di malattie cardiache, ictus, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di cancro.
Nondimeno, l’abbondanza di frutta e verdura nella dieta fornisce una ricca fonte di vitamine, minerali e antiossidanti volte a favorire la salute generale e ad abbassare l’infiammazione nel corpo causata da un eccesso di alimenti acidi. Inoltre, l’inclusione di grassi sani come l’olio d’oliva livella il colesterolo mantenendo in salute la funzionalità cardiaca.
Senza considerare l’accento posto sugli alimenti integrali a discapito di quelli trasformati. Privilegiando la naturalità dei cereali, dei prodotti freschi e delle proteine magre, si rifornisce l’organismo di tutti i nutrienti essenziali necessari e il meccanismo adottato fornisce il giusto senso di sazietà. Va anche considerato il miglioramento del senso del gusto, il quale diventa più ricettivo e meno predisposto al consumo di cibi sapidi o troppo zuccherati. A questo si associa un benessere ambientale, il quale risente dei trattamenti di raffinazione industriale.
Pertanto, limitando il consumo di zuccheri aggiunti, grassi trans e sodio, comunemente presenti negli alimenti trasformati e associati a vari problemi di salute, si contribuisce all’equilibrio omeostatico del corpo e al benessere mentale. Importante notare che non solo l’olio di oliva, ma anche altri oli vegetali, i semi oleosi e la frutta secca oleosa sono consentiti, offrendo una ricca fonte di grassi salutari che aiutano a mantenere pulite vene e arterie dal colesterolo cattivo. Al contrario, le salse elaborate tendono a promuovere il consumo di alimenti privi di valore nutritivo.
I componenti nutritivi e soprattutto le proteine derivano dal consumo di pesce e di carne magre. In particolare, il pesce fornisce gli acidi grassi omega-3, essenziali per la salute cerebrale. Il consumo di almeno due volte alla settimana di pesce è sufficiente per apportare gli oligoelementi necessari al nostro organismo.
Questo modello alimentare promuove il consumo di alimenti integrali e non trasformati, ma anche un modello sociale di convivialità e incontro. Attraverso il controllo della salute, si stringono i legami con le persone più vicine e si va a soddisfare il riconoscimento sociale di cui ognuno di noi abbisogna. Perciò, la dieta mediterranea non è solo una sequela di ingredienti da consumare, bensì un approccio olistico alla vita che conduce al benessere personale e favorisce lo scambio culturale e umano.