Il rapporto tra bambini e cibo è un qualcosa di così naturale, innato e istintivo che sembra quasi poesia. Negli ultimi decenni si è discusso animatamente e spesso prendendo posizioni estreme riguardo l’introduzione del cibo nella alimentazione dei bambini. La stessa OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità , ha sentito il bisogno di mettere in chiaro alcuni punti fondamentali. I motivi per questa decisione non possono che essere chiarificatori, specialmente in un momento storico in cui il Dottor Google sembra dover sopperire al ruolo di ogni figura professionale. In quest’ambito, infatti, troppo spesso le neomamme ei neopapà si trovano vincolati a schemi, orari, grammi e pappette.Ma è davvero questo il modo per instaurare un sano rapporto tra bambini e cibo ? Lo svezzamento classico o tradizionale, che dir si voglia, è davvero la strada più corretta per favorire la nascita di questa grande storia d’amore?
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Come accennato, anche l’ Organizzazione Mondiale della Sanità si è pronunciata su questo tema. Stando a quanto riportato dalla stessa OMS, per quanto riguarda l’ alimentazione dei bambini , il caposaldo sarebbe quello legato al latte . Fino ai sei mesi di età, infatti, i neonati dovrebbero alimentarsi solo ed esclusivamente tramite il latte. Materno o artificiale che sia, quindi, deve restare l’unico alimento. A partire dai sei mesi, poi, si può iniziare a inserire il cibo solido. Questo ci aiuta a smentire uno dei dogmi che hanno accompagnato le nostre madri e, prima di loro, le nostre nonne, ovvero l’introduzione precoce del cibo.L’idea che i bambini vadano “abituati al cucchiaino” . E non solo: sarebbe addirittura dannoso.
Se la natura non dota i nostri nostri adeguati capacità di afferrare cuccioli il cibo e portarlo alla bocca prima dei sei mesi (circa), perché obbligarli? I motivi di questa decisione, in passato, risiedevano nella necessità di tornare il prima possibile un lavoro da parte delle madri. La società formata da grandi famiglie in cui più generazioni tetto convivevano sotto lo stesso è ormai da tempo finita. È stata soppiantata, negli anni, da una società fatta di nuclei familiari più piccoli, in cui i ritmi si sono fatti più serrati e le possibilità di affidare i figli alle cure degli altri famigliari un’eventualità sempre più remota.
Questo breve retroscena ci fa che il cibo per i bambini è stato sottoposto a modifiche alle esigenze degli adulti, non dei bambini. Ma quali possono essere le ripercussioni di questa scelta? Se parliamo di svezzamento tradizionale , ce ne sono diverse, di cui la maggior parte si possono riassumere in una domanda che ogni neogenitore dovrebbe porsi : sarei felice di mangiare ogni giorno la stessa stessa, della stessa consistenza e dello stesso sapore? E ancora: quali animali possono alimentare i propri solo ed esclusivamente cuccioli grazie all’utilizzo di un frullatore o di un omogeneizzatore?
Non è questa la sede per approfondire le ragioni psicologiche e fisiologiche di scelta, oi che possono portare i neogenitori a preferire gli omogeneizzati. Alla base di questa scelta, a volte, ci sono insindacabili decisioni mediche. Molto più spesso (e non è comunque una decisione né insindacabile né opinabile), si tratta di una scelta dettata da necessità lavorative e personali. Troppo spesso, però, questa scelta è frutto di una mera disinformazione su ciò di cui un cucciolo di essere umano ha davvero bisogno: amore, comprensione, pazienza, supporto, incoraggiamento. In una parola: fiducia.
In conclusione, tornando alla domanda iniziale: come favorire la storia d’amore tra bambini e cibo? Lasciandoli liberi di sperimentare, pasticciare e, sopratutto, assaggiare. Ci sono diverse correnti che trovate sotto il nome di “autosvezzamento”, “BLW – Baby Led Weaning” e tante altre diciture altisonanti. Tutto ciò che deve sapere, però, risiede nella consapevolezza che un buon genitore è un genitore che vede nel figlio un seme da coltivare con amore, ma che deve lasciare libero di crescere e diventare un albero maestoso al massimo delle sue potenzialità. E l’amore passa anche dal cibo, meglio ancora se artigianale o fatto in casa con amore.