Quali sono i migliori street food da non perdere a Roma? Un viaggio nella Capitale d’Italia è sempre un’ottima idea, soprattutto perché c’è molta varietà di scelta: possiamo assaggiare il supplì al telefono, quello “originale”, oppure scegliere uno dei tanti gusti moderni, tra cui carbonara e cacio e pepe. Ma qui ci sono tanti locali da scoprire assolutamente per provare l’autentica cucina napoletana, come il panuozzo napoletano a Roma: ve ne parliamo.
Iniziamo da un grande classico che possiamo mangiare a Roma proprio come a Napoli: il panuozzo napoletano, tipico di Gragnano, un comune famoso in tutto il mondo per l’eccellenza di diversi prodotti, tra cui la pasta trafilata in bronzo di Gragnano. Di qui è tipico anche il panuozzo, che è il cibo da strada perfetto da mangiare insieme agli amici e ai parenti.
Dove mangiarlo a Roma? Da Mascolo a Roma Torre Angela: la cucina è artigianale, fresca, e gli ingredienti scelti per preparare il panino sono di altissima qualità. Un punto di ritrovo per tutti, dai ragazzi alle famiglie. Il plus significativo del posto è che non hanno congelatori: puntano solo ed esclusivamente su prodotti freschi, che vengono preparati dallo chef e titolare, il Don Cefa. Si può mangiare da asporto, oppure sedersi nei tavoli ed essere accolti con calore da Cecilia o da Danilo, simpaticissimi collaboratori. Cosa credono? Nella qualità e nel Made in Italy. E poi… vogliamo mica perderci il mitico aperipanuozzo?
A Roma il supplì è semplicemente uno degli street food più amati. Il nome deriva dalla corruzione del termine “en surprise”, che è usato nella cucina francese: le origini del piatto potrebbero essere transalpine – non vi è certezza – ma oggi il supplì fa parte della tradizione romana. Non chiamiamoli arancini o arancine, ovviamente, perché sono ben diversi da quelli siciliani o dalle palle di riso napoletane.
C’è la possibilità di assaggiarlo in modo tradizionale, ovvero classico, con pomodoro e mozzarella – quello originale è rigorosamente “al telefono”, con un filo di formaggio che unisce entrambe le parti – oppure puntare sulle varianti moderne. Oggi, infatti, esistono tantissimi tipi di supplì, come alla carbonara, alla cacio e pepe, alla ‘matriciana… c’è l’imbarazzo della scelta per un “boccone” al volo.
Premessa: la pizza al taglio romana è un’istituzione. Una “cosa seria”. Il trancio di pizza romana, che può essere bianca o rossa, è ben diverso dalla pizza napoletana: sono due prodotti ben distinti. Viene preparata, almeno secondo la tradizione, in teglie rettangolari, di circa 60 x 40 cm, con uno spessore da 15 e 30 mm. Deve essere leggera, friabile, umida sopra… ma soprattutto scrocchiarella, altrimenti non sarebbe una vera pizza romana.
Questa pizza si ottiene seguendo una ricetta rigorosa, con un impasto ad alta idratazione: di solito l’acqua è tra il 75% e il 100% del peso della farina. Anche in questo caso si trovano tantissimi gusti da provare, come classica con pomodoro e mozzarella, oppure con la “mortazza” romana. Uno street food perfetto e su misura per tutti, dagli studenti fino alle famiglie che vogliono concedersi uno sfizio al volo.
Veniamo alla pinsa, che, no, non è in alcun modo la pizza al taglio, bensì un prodotto che è nato nell’ultimo periodo. Un piatto ricercato che si è diffuso in ogni parte del mondo, e che a Roma è diventato un simbolo: no, non ha origini antiche, come in molti erroneamente credono. Si tratta semplicemente di un prodotto liberamente ispirato alle “focacce” di un tempo, che venivano messe a tavola dagli antichi romani, molto leggere e croccanti al contempo.
Il trapizzino è un piatto “contemporaneo”, che è però già entrato nella storia: come street food, è nato nel 2005, ed è uno spuntino semplice tanto buono. Stiamo parlando di un angolo di pizza bianca che viene farcita con i piatti tipici della cucina romanesca: possiamo prenderlo con la polpetta al sugo, con la coda alla vaccinara, con la trippa alla romana. Ma spesso i gusti cambiano in base alle stagioni, per offrire solo prodotti freschi.