Già da qualche settimana ormai, si respira aria natalizia in giro: le case vengono addobbate, le strade si riempiono di luci colorate e c’è odore di biscotti natalizi e panettoni ovunque.
Tra le varie ricette natalizie preferite dai più adulti e che aiuta a riscaldarsi nelle fredde serate, vi è il vin brulè.
Molti però non sanno che la ricetta del vin brulè, ha origini antichissime, risalenti all’Antica Grecia.
I Romani, poi, bravissimi a cogliere il meglio dalle altre civiltà, la importarono e denominarono questa bevanda “conditum paradoxum“.
Il primo testo latino in cui troviamo citata la ricetta del vin brulè è il De re Coquinaria di Apicio; il primo grande chef della storia occidentale narra infatti, di un vino caldo aromatizzato con spezie, pepe soprattutto, e dolcificato con il miele (che i romani avevano l’abitudine di mettere un po’ ovunque in cucina).
All’epoca, esso fungeva da digestivo, quindi veniva consumato a fine pasto.
Nell’Antica Roma si faceva largo impiego dei cosiddetti “vini aromatici” (o ficticia), ovvero vini che venivano corretti con spezie, bacche, fiori, erbe, cereali.
Si bevevano per piacere, ma veniva loro attribuito anche un potere medicinale.
Nell’antichità, a Roma ma non solo, utilizzare pepe era alla moda e lo si poteva trovare un po’ su tutti i cibi ed anche nelle bevande, che in tal modo acquisivano un sapore speziato e piccante che, evidentemente, riscontrava un grande successo.
A partire dal Medioevo però, iniziò a farsi largo in cucina la cannella, che venne aggiunta a questo vino caldo ed aromatico.
Il vino speziato, si diffuse in tutta Europa, prendendo nomi diversi da un Paese all’altro.
Possiamo dire che esso si è perfettamente adattato ai gusti e alle usanze tipiche delle diverse aree geografiche.
E così che questa bevanda è diventata mulled wine nei Paesi Anglosassoni, vin chaud i Francia, gluhwein in Germania, glogg in Scandinavia e, ovviamente, vin brulè in Italia.
La ricetta è all’incirca uguale ovunque, ma si riscontrano piccole differenze rispetto all’originale: le spezie impiegate, la quantità di zucchero o di miele, variano da un luogo all’altro.
In linea generale, l’attuale ricetta del vin brulè italiana prevede l’uso di vino rosso, zucchero, buccia d’arancia, chiodi di garofano, anice stellato, cannella, bacche di ginepro, noce moscata e buccia di limone.
In Italia e, in generale, nell’Europa Centrale, il vin brulè costituisce la bevanda tipica dei giorni dell‘Avvento.
Nelle regioni dell’Italia Settentrionale se ne fa grande impiego: nei caratteristici mercatini di Natale che animano le vie e le piazze cittadine nel periodo natalizio, questo buonissimo vino caldo ed aromatizzato si può acquistare a modico prezzo da chi lo prepara in maniera artigianale, tenendolo direttamente nella pentola oppure in un thermos.
Il vin brulè si può gustare anche in altri momenti dell’anno e in altre occasioni come il Carnevale, oppure nelle tante feste popolari che d’inverno riscaldano il cuore di città e paesi del Nord Italia.
Per chi vuole cimentarsi nel realizzare la ricetta del vin brulè basterà procurarsi gli ingredienti giusti ed avere un pizzico di tempo a disposizione.
Per quanto riguarda gli ingredienti, serviranno:
– 2 litri di vino schiava
– 1 arancia bio, non trattata
– 6 chiodi di garofano
– 1 stecca di cannella
– 150 g di zucchero
Una volta preparati gli ingredienti si dovrà inserire in una pentola con il vino, i chiodi di garofano nella buccia dell’arancia insieme a tutti gli ingredienti e lasciare cuocere a 70° C per circa 5/10 minuti.
Una raccomandazione importante: la temperatura deve essere rispettata, perché il vino non deve mai essere bollito.